Blera | La Tuscia Etrusca Nascosta
Dov’è la Tuscia? Dov’è Blera?
Facile ricevere questa domanda quando si parla di questa regione situata nel cuore dell’Italia, ricca di storia e tradizioni.
In passato questa zona comprendeva parte della Toscana, dell’Umbria occidentale e il Lazio settentrionale; in origine questa zona era appunto abitata da “tusci”, ovvero gli etruschi, e chiamata anche Etruria.
La Tuscia Viterbese è una delle zone più suggestive del Lazio, dove l’alternarsi di antichi borghi, verdeggianti colline, e numerose testimonianze storiche, creano un indimenticabile esperienza di colori e un paesaggio unico. Grande importanza, non solo turistica, rivestono i Borghi e Paesi della Tuscia Viterbese.
Il borgo di Blera è uno di questi, occupa un lungo e stretto tavolato di roccia tufacea delimitato dalla gole di erosione del Biedano e del Rio Canale. Tutt’intorno una distesa di uliveti, pascoli e boschi in un perfetto connubio tra paesaggio, ambiente e produzioni agricole di eccellenza.
Adagiato su questo pianoro il centro storico, delimitato a sud da Porta Romana e a nord da Porta Marina, è caratterizzato da stretti vicoli di epoca medievale alternati a slarghi dominati dalle facciate di palazzetti gentilizi. La piazza centrale, con pozzo marmoreo e cisterna sottostante, è sovrastata dalla Chiesa di S. Maria, la cui cripta romanica custodisce la tomba del santo vescovo Vivenzio, patrono di Blera. Fuori Porta Marina, oltre l’ampio fossato medioevale, Petrolo i resti della città etrusco-romana ancora visibili tra i muri degli orti eretti sulle rovine e con i ruderi delle antiche costruzioni. Dalla città antica, percorrendo il tracciato a mezza costa fiancheggiato da tombe, si scende sul fondovalle dove la necropoli di Pian del Vescovo occupa il naturale piano inclinato della rupe tufacea e il Ponte della Rocca segnala il tracciato suburbano della Via Clodia, arteria di collegamento tra Roma e le principali città dell’Etruria meridionale interna. Qui, come in nessun altro luogo, la storia di Blera può essere ripercorsa a fondo in una sorta di museo all’aperto tra tratti di antiche strade, ponti di epoca romana, necropoli rupestri, cunicoli, abbeveratoi naturali e chiese rurali disseminate lungo il tracciato ed incorniciate da una natura integra e generosa. Il tutto a conferma che la Via Clodia è stata per millenni a Blera al centro di tutte le attività: dalla macinazione del grano nei mulini ad acqua, di cui si conservano ancora i ruderi e le dighe, alle piccole chiese come luoghi di preghiera e sosta per i viandanti, ai terrazzamenti utilizzati per le piantagioni e gli orti per il sostentamento della popolazione. Ancora oggi su questa parte del tracciato della Via Clodia, il lunedì dell’Angelo e la seconda domenica di maggio, si snoda il pellegrinaggio che unisce religione, storia e tradizione popolare e che da Blera conduce nei pressi di Norchia al santuario campestre di San Vivenzio.
Blera, stretta tra le Gole del Biedano ad occidente e la valle del Rio Canale sul versante orientale, è immersa in una natura prorompente dove il fascino delle forre, delle vie cave incassate nel tufo con la luce che penetra appena, si alterna alle testimonianze antropiche di epoche antiche con le monumentali tombe “a dado”, i mausolei e i colombai, in un sorta di ascesa verso i suoni e la luce della città moderna.
Intorno alla città un vastissimo territorio a vocazione agricola, ricco di flora, fauna e paesaggi suggestivi che avvolgono anche la frazione di Civitella Cesi e l’antico sito di San Giovenale fino al confine con la Valle del Mignone dove l’insediamento protostorico di Luni sul Mignone e il ponte della ferrovia dismessa rappresentano il contrasto tra l’archeologia del passato e quella industriale.
E poi la convivialità con le feste estive nelle piazze del paese e della frazione, l’enogastronomia con i piatti elaborati con i prodotti tipici locali, il tartufo, le fettuccine, l’olio, il vino e i dolci con le nocciole e le mandorle. I riti religiosi come la messa alle 5.30 del mattino per la festa del patrono preceduta dalla sveglia al suono della banda per le vie del centro storico o la processione del Cristo morto con i canti corali della Settimana Santa in un insieme di tradizioni sacre e feste popolari che ancora sopravvivono in questo come in altri piccoli centri della provincia italiana.